da Edipo Re di Sofocle

testo e regia Emma Dante

con Sandro Maria Campagna

e gli allievi attori della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo:

Giulia Bellanca, Costantino Buttitta, Martina Caracappa, Chiara Chiurazzi, Martina Consolo, Danilo De Luca, Adriano Di Carlo, Valentina Gheza, Cristian Greco, Federica Greco, Giuseppe Lino, Beatrice Raccanello, Francesco Raffaele, Valter Sarzi Sartori, Calogero Scalici, Maria Sgro

costumi Emma Dante

scene Carmine Maringola

luci Cristian Zucaro

assistente ai costumi Italia Carroccio

assistente di produzione Daniela Gusmano

si ringrazia Cesare Inzerillo per la realizzazione della scultura del Vecchio Laio 

coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma

produzione Teatro Biondo di Palermo / Spoleto62 Festival dei 2 Mondi 

prima assoluta: Spoleto62 Festival dei 2 Mondi, 4 luglio 2019

© rosellina garbo 2019 _GRG8991

Esodo è frutto di un lungo lavoro che Emma Dante ha condotto con i suoi collaboratori e con gli allievi della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo. Si tratta di una riscrittura del mito di Edipo in chiave contemporanea, che parla di noi, del bisogno di confrontarsi con l’altro e di accogliere le differenze, in nome di un’origine e di un destino comune. Il rituale del teatro, nella relazione tra chi lo fa e chi lo osserva, è lo spazio simbolico ideale per elaborare questo bisogno di comunità.

Il palcoscenico è la meta. In un lungo cammino migratorio, Edipo è accompagnato dalla sua famiglia; donne e uomini tebani, Giocasta, Antigone, Ismene, Creonte, Tiresia e il vecchio Laio, ormai decrepito, lo seguono nell’oscurità delle tenebre. La famiglia è in cerca di un rifugio e non appena Edipo incontra il nostro sguardo comanda di fermarsi. I pellegrini disfano le valigie e si accampano. Il palcoscenico diventa il campo dove imbastire il racconto della tragedia. Edipo si presenta al pubblico declamando la sua frase cardine: «Io sono Edipo, uno che non ha certo una prospera e invidiabile sorte. La mia origine è orrenda». Parte una musica, tutti ballano, e l’immagine degli stranieri vagabondi e mendicanti, portatori di un’identità intollerabile, trasfigura in quella di pellegrini espianti.

Il bosco sacro alle Eumenidi riecheggia di suoni in un concerto meraviglioso della natura. Edipo chiude gli occhi e ascolta la musica del bosco incantato.

Poi, rivolgendosi al pubblico, dice: «Stranieri, in nome di dio, proteggete la mia famiglia. Ricordatevi che gli dei guardano all’uomo devoto quanto all’empio e che non esiste scampo per alcun sacrilego al mondo. Vi racconto la mia tragedia in cambio di ospitalità. Mi caverò gli occhi per l’ennesima volta. Io e il coro errante di anime, che sempre resta al mio fianco, vi preghiamo di accoglierci! Abbiate pietà, siamo nelle vostre mani come nelle mani di un dio. Lasciateci varcare il confine e consentiteci di continuare a vivere. Non vi daremo disturbo, ci adatteremo, rispetteremo le vostre leggi, adorandovi come salvatori dell’umanità».

Edipo si veste da re e rivive la sua tragedia.