big_1Vitamiatesto e regia emma dante

con
ersilia lombardo, enzo di michele, giacomo guarnieri, alessio piazza

luci
cristian zucaro

foto
giuseppe di stefano

produzione
sud costa occidentale
co-produzione
roma europa festival 2004, cènes étrangères – la rose des vents lille, festival castel dei mondi 2004

 
Ottava elegia
Ma chi ci ha rigirati così
che qualsia quel che facciamo
è sempre come fossimo nell’atto di partire?
Come colui che sull’ultimo colle
che gli prospetta per una volta ancora
tutta la sua valle, si volta, si ferma, indugia
così viviamo per dir sempre addio.
Rainer Maria Rilke

Entriamo in una stanza vuota con un letto al centro. Cos’è quel letto ci chiediamo: un riparo? Una pace pigra? Un termine?

C’è un viaggio nel tempo e nello spazio attorno a quel catafalco e ciò che muove tutto è qualcosa che non possiamo comprendere. La stanza dove entriamo è un buco sul nulla. È il posto dove l’anima per un attimo si sospende nell’aria prima di strapparsi dal corpo.

Una madre guarda con occhi dolci e tristi i tre figli che ha di fronte e gli insegna che la vita è la cosa più preziosa, è qualcosa che fugge, passa. La vita è una corsa attorno a quel letto.

“Vita mia” è il tentativo folle e disperato di ritardare fino allo stremo delle forze l’ultimo giro prima della morte.

Chi è il prescelto? A chi tocca? Al più grande o al più piccolo? Al più buono o al più cattivo? E soprattutto perché toccherà a chi ancora non è pronto, a chi non si è fermato, a chi mantiene fermi gli impulsi della vita, le idee, le scoperte, i progetti, le piccole cariche d’energia?

Tra Gaspare, Uccio e Chicco c’è un morto che deve occupare quel letto, ma la madre non vuole saperne, vacilla, si mette a sedere, piega la testa di lato e se li guarda a uno a uno i suoi maschi di casa: il grande, il mezzano, il piccolo… Come fa a sentirlo “suo” quel figlio morto? Con quale coraggio lo porterà fra le braccia sul letto “conzato di lutto”, dopo averlo vestito e avergli bisbigliato nell’orecchio parole d’amore? Come faranno le sue gambe a non cederle inaspettatamente?

 Tutto è immobile: i gesti, i ricordi, le parole di conforto, i rimorsi, quell’ultimo ritmo di pulsazione del cuore che si ripete all’infinito.

“Vita mia” è una veglia.

 Quel letto è una nave di pietra e quella stanza è il mare che ci risucchia e sparisce.

 Emma Dante

A mio fratello Dario


RECENSIONI

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A mio fratello Dario